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LE MINIERE DI MERCURIO DEL MONTE AMIATA

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LE MINIERE DI MERCURIO DEL MONTE AMIATA

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Situata nel versante est del Monte Amiata, la Miniera di Abbadia San Salvatore è stata il più importante giacimento amiatino, con una produzione che ha raggiunto quasi l'80% dell'intero comprensorio. Aperta nel 1899, è stata la miniera tecnicamente più avanzata dell'intera area fino alla chiusura, avvenuta nel 1982.

Situata nel versante ovest del Monte Amiata, presso le sorgenti dell'omonimo torrente, la Miniera del Siele è il giacimento che ha fornito il minerale con il più alto tenore di mercurio. La Miniera del Siele è stata la prima vera miniera del comprensorio amiatino, anche se fino al 1848, anno della effettiva entrata in produzione dell'impianto, fu luogo soltanto di ricerche.

Situata sulla sponda destra del torrente omonimo, la Miniera delle Solforate fu il secondo giacimento per importanza nel comprensorio amiatino, che garantì la sopravvivenza degli impianti della collegata Miniera del Siele fino alla loro chiusura. Caratterizzata dalla forte presenza di gas, come l’anidride carbonica e l’idrogeno solforato, fu una miniera molto pericolosa.

Attiva sulla sponda opposta del torrente Solforate fu invece la Miniera Schwarzenberg, di modeste dimensioni ma pericolosa per la presenza di grandi quantità di gas e acqua.

Situata sotto la rupe di Rocca Silvana, a circa 2 km da Selvena, si trova la Miniera del Morone, uno dei giacimenti noti e sfruttati almeno fin dal Tredicesimo secolo per la produzione di mercurio, allume e antimonio.

Situata nel versante meridionale del Monte Penna troviamo invece la Miniera di Cornacchino. Questa miniera forniva cinabro a basso tenore di mercurio, ma ciononostante rimase in funzione fino agli inizi della Grande Guerra. Le polveri che si sprigionavano nella Miniera del Cornacchino erano estremamente nocive, tanto che proprio qui fu riconosciuta una malattia altamente invalidante che lasciava le vittime "col fiato corto". Quella che all’inizio fu chiamata "cornacchinite", venne poi ribattezzata, dopo molti decenni, silicosi.

Situata ai margini del bacino amiatino, tra Selvena e Castell'azzara, c'è la Miniera di Montebuono, i cui giacimenti, di piccole dimensioni, davano cinabro a basso tenore di mercurio.

Situata tra i comuni di Santa Fiora e Arcidosso la Miniera di Bagnore fu attiva dal 1920 al 1976. Il piccolo giacimento, uno degli ultimi ad essere scoperto, forniva cinabro con un discreto tenore di mercurio. Nel corso di alcune ricerche effettuate con sondaggi poco profondi fu scoperto il primo "soffione", che avviò il successivo sviluppo geotermico dell'area di Bagnore.

Situata tra i comuni di Santa Fiora, Arcidosso e Roccalbegna, la Miniera di Monte Labbro forniva cinabro a basso tenore di mercurio ed era caratterizzata dalla presenza di pericolosi gas solfidrici. Il minerale estratto veniva inviato ai forni di Bagnore attraverso una teleferica, ma già nel 1932 la produzione fu fermata e la miniera chiusa.

Attiva a partire dal 1917 è la Miniera Abetina o Argus, situata nel comune di Piancastagnaio. La miniera, di dimensioni limitate, confinava con quella delle Solforate ed era interessata da una faglia che sprigionava grosse quantità di gas.

La Miniera di Cortevecchia, situata nel comune di Semproniano, è una delle miniere dove sono state ritrovate tracce di antichi lavori: armature di abete, zappette in corno di cervo e martelli di selce.

La Miniera di Pietrineri o Bagni San Filippo è invece situata nel comune di Castiglion d'Orcia. Era un piccolo giacimento che forniva mercurio a basso tenore, ma era tra i più pericolosi per la forte presenza di gas carbonico e solfidrico.

Fanno parte del sistema industriale delle Miniere del Monte Amiata anche due miniere situate al di fuori del comprensorio amiatino. La Miniera di Capita, situata nei pressi di Capalbio, fu oggetto di lunghe operazioni di ricerca, ma con scarsi risultati, e quella di Cerretopiano, nel territorio di Scansano, il cui cinabro a basso tenore non consentì mai una grande produzione.

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